Solitario
Oggi stavo volando. E io ho molta paura di volare. Accanto a me c'era però un comandante. Non il comandante dell'aereo. Che fortuna!, ho pensato. Perché quando volo non so mai interpretare i segnali: le virate, i motori che diminuiscono la spinta, le vibrazioni, le turbolenze, le hostess che si lanciano col paracadute. Ma con un comandante al mio fianco…, ho pensato. Avrei capito tutto. Tutto! E avrei volato tranquillo. E così decolliamo e il comandante prende il cellulare e comincia a fare un bel solitario. Perfetto, ho pensato, esiste una persona più tranquilla? L'aereo vira e lui neanche una piega, via di solitario. A posto, ho pensato. Poi qualche sballottamento. Lo guardo, ma è tranquillo: solitario! Bene, bene!, mi sono detto fregandomi le mani. Quando eravamo in quota, però, si è addormentato. Eh no!, ho pensato, così non va, mia piccola cartina al tornasole. Dunque l'ho svegliato mettendogli una mano sulla spalla, strattonandolo un po’ e chiedendogli di farmi passare per andare in bagno. Anche se in realtà eravamo entrambi col posto che dà sul corridoio. Lui ha borbottato qualcosa e poi, visto che ormai era sveglio, si è messo a giocare al solitario. Si faccia una partita, gli ho detto passandogli il cellulare già con l’applicazione aperta. E lui si è rimesso a giocare. Ottimo!, ho pensato, bravissimo!, ho detto dandogli dei colpetti in testa. Quando sono tornato dal bagno, però, l'aereo ha cominciato a fare dei rumori davvero molto strani. Sinistri, addirittura. Il comandante, neanche una piega: solitario. Ok, ho pensato, va bene, Eugenio, va tutto bene. Poi l'aereo è diventato silenzioso all’improvviso, troppo silenzioso, come se si fossero spenti i motori, e ha cominciato ad andare giù, troppo giù. Guardo il comandante: una pasqua. Mm, ho pensato. Boh. Staremo già atterrando?, mi sono chiesto. Scusi, stiamo già atterrando?, gli chiedo. Lui mi guarda, poi guarda fuori dal finestrino e mi fa: no. Quindi riprende col solitario. Nel frattempo scendono le mascherine, si spalancano delle cappelliere da cui escono decine di cappelli, a bordo qualcuno comincia a pregare e poi, vedendo che non raddrizza l’aereo, a piangere. E il comandante? Solitario. Poi il comandante alla guida dell'aereo dice all'altoparlante: signori, purtroppo stiamo precipitando sulle montagne, mettetevi guanti e sciarpa e preparatevi all'impatto, oppure no, cambia poco. Guardo il comandante seduto di fianco a me: solitario. E che cazzo!, dico. Ma non si accorge di niente?!, gli dico mentre con una manata gli faccio partire il cellulare. Lui mi guarda, sorpreso, poi si china sotto il sedile e recupera il cellulare dal pavimento e riprende a giocare. Così l'aereo si schianta. Sopravvissuti? Due. Neanche a dirlo, io e il comandante, non quello che pilotava l’aereo. Gli vado vicino muovendomi a fatica nella neve e gli dico: comandante, tutto ok? Lui sta trafficando col cellulare. Cerca di chiamare soccorso, penso. A quel punto si accorge di me, mi guarda, scuote la testa, sembra disperato. Non c’è campo?, gli chiedo. E lui: non dovevo mettere lì la donna di quadri. Io sospiro, guardo il display e poi gli dico: penso di no.