Cose che capitano
Venerdì ero convinto che fosse sabato. Capita, no? Comunque ho fatto finta di niente e mi sono comportato come se lo fosse. Per esempio avevo una cena con i miei amici Carla, Paola, Giorgio e Roberto, prenotata per sabato sera, quindi mi sono presentato al ristorante ma non mi davano il tavolo. C’è una prenotazione a mio nome, per cinque, ho detto, ma non risultava. E comunque dove sarebbero gli altri quattro?, mi ha chiesto il proprietario in un modo che ho trovato un po’ insolente. Stanno arrivando, ho detto, saranno qui tra, mm – ho guardato l’orologio –, ventiquattro ore e dieci minuti. Va bene, senta, mi ha detto allora il proprietario, comprensivo, se vuole intanto può accomodarsi e attendere l’arrivo dei suoi amici al tavolo. Grazie!, ho detto io. Così mi sono accomodato. Le porto qualcosa, nell’attesa?, mi ha chiesto il cameriere. Sì, ho detto io, un piatto di aragostelle, una bottiglia di vino, e domattina cappuccino e brioche, per favore, a pranzo facciamo la tagliata di manzo, una merenda magari con della frutta e uno yogurt bianco, qualche caffè sparso qua e là. E per la cena?, mi ha chiesto lui. Per la cena aspetto i miei amici, se non le dispiace. Bene, signore, ha detto il cameriere segnando tutto sul blocchetto. Serve altro?, mi ha chiesto poi. E io: una cortesia: dov’è il bagno? In fondo a destra, signore, mi ha detto lui. E c’è anche la doccia?, ho chiesto. No, signore, non c’è la doccia, mi ha detto. Capisco, ho detto tamburellando le dita sul tavolo. Sono desolato, ha detto il cameriere. Va bene, va bene, ho detto io, senta, un’ultima cosa, ho chiesto poi. Mi dica, ha detto lui. Dove potrei schiacciare un pisolino, più tardi?, ho chiesto. Sotto il tavolo?, ha detto lui, o nella sua automobile, forse?, ha detto indicando con un cenno del capo il parcheggio, là fuori, da qualche parte alle mie spalle. Ok, grazie, ho detto, anche se sono venuto a piedi, abito a cinque minuti da qui. Ma allora, mi scusi, eh?, ha cominciato a dire il cameriere. Dica, dica, ho detto io. Se abita a cinque minuti da qui, mi perdoni…, ha detto lui. Dica!, ho detto io, spazientendomi. Perché non va a casa, prende una brandina e poi torna qui a dormire?, ha detto lui. È vero, ho detto io, calmandomi, non ci avevo pensato, bravo.