Sono uscito di casa e poi ho pensato: avrò chiuso la porta? Non è un pensiero infrequente. Anzi diciamo pure che me lo chiedo sempre. A volte anche mentre la sto chiudendo: giro la chiave nella serratura e penso: sarà chiusa? Per sicurezza provo a vedere se si apre abbassando la maniglia. Ma nella maggior parte dei casi chiudo e vado. Il che mi fa sentire molto audace. Vorrei dirlo alle persone che incontro per strada: ho chiuso la porta e me ne sono andato come niente fosse!, vorrei dire all'operaio che sta segando con i denti un palo della luce. Poi però capita, specie se sono già in macchina, che faccia inversione e torni a controllare. Che mi costa?, mi dico mentre faccio un'improvvisa inversione a U scavalcando un'aiuola spartitraffico. Da notare che, se in casa non ci fosse Gateau, la mia gatta, non lo farei, in fondo non c'è niente da rubare, a meno che non sia così sfortunato da incappare in un ladro letterato che ama moltissimo leggere o un ladro salutista che ama i biscotti integrali, che il mese scorso erano in offerta e ci ho riempito un armadio. Comunque. Avrò chiuso la porta?, mi chiedo. Se torno a controllare, la risposta è sì. Tipo la cosa dell'albero che cade nella foresta e fa rumore solo se c'è qualcuno ad ascoltarlo (o anche se non c'è nessuno? Non ricordo). O quella cosa del gatto di quel tizio, il fisico, chissà perché poi chiudere un gatto in una scatola con un martello. Be': se torni a controllare la porta, la porta è chiusa. Questo anche perché una persona che torna per controllare se la porta di casa è chiusa è anche di solito una persona che sta molto attenta a chiuderla. Però ultimamente mi sono detto che non devo cedere a questo tipo di impulsi, perché danno dipendenza. Torni una volta ogni tanto, poi sempre, poi ti porti via non solo le chiavi ma direttamente la porta per poter controllare ogni due secondi che sia chiusa. Ne ho parlato con il mio amico Giorgio, che ha un cugino psicologo, e anche lui mi ha detto che è buona norma non cedere a certi impulsi e anzi quando insorgono è bene distrarsi pensando ad altro. Ad esempio se ho spento il fornello o se quel puntino sul polso può essere un tumore maligno?, gli ho chiesto. No, ha detto Giorgio. A qualcosa di positivo, ha aggiunto. Tipo una porta chiusa?, ho detto io, la mia porta? No, ha detto lui. Oggi, quando mi sono ritrovato con l'impulso di tornare a controllare se avessi chiuso la porta, mi sono detto: No, Eugenio, devi resistere all'impulso, anche perché -
Gâteau che nome delizioso. Non ho mai avuto un gatto ma se lo avessi mi piacerebbe chiamarlo Kartoffel, non so suona bene secondo me.
Molto bello Kartoffel anche secondo me.